arte — Amerigo Tot

(TOMASSO MONICELLI, Nuovo Sound, Anno II, No. 7, Roma, 17 February, 1975, pp. 12-13.)

— by TOMASSO MONICELLI

L'importanza della critica

Amerigo Tot nasce il 27 settembre del 1909 a Csurgo in Ungheria, da una famiglia di contadini. Comincia i suoi studi nella Scuola Superiore delle Arti applicate come grafico. Nel 1930 parte per un viaggio di studi in Europa. Dopo varie tappe dal 1930-32 viene ammesso alla scuola della Bauhaus a Dessau, dove studia con Moholy-Nagy e Paul Klee. Nel 1932, per ragioni di'soggiorno, si iscrive alla classe di Otto Dix a Dresda, dove, dopo l'avvento del nazismo, viene arrestato il 10 febbraio 1933 e portato in campo di concentramento da dove evade e a piedi giunge in Italia. Da questo momento l'Italia diviene la sua seconda patria, nella quale prende liberamente la cittadinanza italia-na. 1933-36: ospite dell'Accademia d'Ungheria di Roma. 1938: Quadriennale di Roma. 1939: vince il Il premio al concorso per un monumento a Madach, Budapest. 1939-40: esegue il monumento per la tomba della famiglia Goldoni, Bologna. Nella seconda guerra mondiale combatte come partigiano in Italia e Jugoslavia. 1946: premio Saint-Vincent per la scultura. 1949: vince il concorso per la decorazione "Stazione Termini", Roma. 1952: prima partecipazione alla Biennale di Venezia. 1953: viene messo in opera il fregio della Stazione Termini. 1958: decorazione Ministero degli Esteri (Sala della Vittoria), Roma. 1958: Expo Bruxelles "Mostra Locomotiva" davanti al Palazzo Europa. 1959: decorazione in cemento armato dell'ufficio centrale dell'Auto-mobil Club d'Italia. 1959: messa in opera della parete bronzea nel palazzo delle Foreste (Ministe-ro dell'Agricoltura), Roma. 1960: grande bassorilievo, in ceramica (palazzo dello Sport di Nervi), Roma. 1962: Biennale di Venezia (esposizione personale). 1964: Meteor in cemeqto armato davanti al palazzetto dello Sport, Roma. 1964-65: decorazione della turbonave Raffaello (scalone centrale). 1966: esposizione in New York. 1966: vince il concorso per il monumento a John F. Kennedy da erigere a Roma. 1967: viaggi di studi in USA, Giappone ed India. Nel 1972 messa in opera del monumento ai Fratelli Bandiera in Cosenza. Insignito neI dicembre del '72 del premio Marcaurelio per l'anno '72-'73. della cattedra di scultura dell'Accademia di Bari. E' titolare della cattedra di scultura dell'Accademia di Bari.

N.S. – Tot, che ne pensa della critica?
R. – La critica, tutta la critica si potrebbe caratterizzare con una frase: "Mi spezzo ma non mi spiego." Ho sentito, l'altro giorno, un discorso che Argan ha fatto su Guttuso: era una cosa incomprensibile. lo l'ho capito, ma vorrei sapere se un metallurgico, che si avvicina all'arte per un fatto di piacere o di non piacere, ha capito un'acca di quel discorso. Quando i critici si mettono a fare la critica d'arte sembrano dei ministri degli esteri quando tornano e concedono la rituale intervista all'aereoporto: "I nostri comuni interessi... gli obiettivi finali che noi..., per la convivenza pacifica e...", e non dicono assolutamente niente.
N.S. – Fino a che punto è importante un critico nella carriera di un pittore?
R. – Credo che il critico non serva proprio a niente: l'artista o ha una autocritica o non ce l'ha. Per sapere poi chi è quel tale, cosa ha fatto, dove vive, mi basta leggere un giornale qualunque.
N.S. – ll pittore, lo scultore si lascia sedurre dalla critica di un Argan o di un Crispolti?
R. – Commercialmente è importante che sul pittore X o sullo scultore Y il critico doppio V abbia espresso il proprio giudizio.
N.S. – Una buona critica è importante per il mercato?
R. – Per il mercato è importante, ma non per l'arte.
N.S. – Ma uno scultore, un pittore deve vendere; deve anche mangiare, pagare un affitto, se la critica gli è contro non vende.
R. – Non sempre. La critica è sempre abbinata ad un certo giro o ad una certa direzione di commercio e quindi l'artista cerca, in tutti i modi, di farsi abbinare. Ma è molto meglio fare come i leoni: andare da solo. Credo che, soltanto quegli artisti che si sentono deboli hanno bisogno di andare in branchi: chi è sicuro di sè caccia da solo, come un leone. Naturalmente questa è la strada più difficile, perchè a me il cosiddetto "bacio" della fortuna è arrivato a cinquanta anni. Cí sono certi giovani che a vent'anni già girano con la Jaguar o la Rolls-Royce, e non perchè sono degli artisti migliori, ma perchè sono organizzati differentemente: sono aggregati ad un gruppo di gallerie; sono come i cavalli da corsa che appartengono alle varie scuderie.

La funzione della scultura

N.S. – Che tipo di scultura preferisce, e quale funzione attribuisce alle sue scultu-re?
R. – Credo nella scultura in collaborazione con l'architettura. Credo, in maniera rinascimentale, che la scultura debba avere una sua funzione nella vita comune di ogni giorno; non deve essere solo patrimonio di pochi eletti o stare chiusa nei musei e nelle collezioni private: la scultura dovrebbe essere a contatto con la gente, alla portata di tutti. La scultura come testimonianza di un tempo, di un gusto, di una corrente artistica. Per questo, oggi, preferisco lavorare con il ferro, l'alluminio, il cemento armato; cerco di ignorare i bronzi, la pietra, le terracotte.
N.S. – Ora, a quale progetto sta lavorando?
R. – Questa è una domanda difficile perchè, diciamo così: non faccio niente, ma faccio tutto. Lavoro continuatamente, ma non ho un obiettivo. Sto facendo tanti disegni, tante litografie. Sto anche raccogliendo idee per delle sculture; penso di fare una grande mostra nel '76.
N.S. – Dove?
R. – Ci sono molte possibilità di farla qui in Italia o all'estero. Non voglio fare, però, una mostra con pochi pezzi. Ne voglio fare una come quella che feci in Ungheria, in cui avevo più di cento pezzi. In questo senso ho avuto una proposta dalla Danimarca e una dagli Stati Uniti; per me sarebbe molto più importante fare una mostra in Italia.
N.S. – Che differenza c'è tra il pubblico italiano e il pubblico degli altri paesi?
R. – Il pubblico italiano difficilmente si innamora di un artista non conosciuto. L'italiano compera le opere dei maestri più affermati, nella speranza che quello che spende oggi, domani darà una percentuale migliore di quanto potrebbe offrire un deposito in banca...

N.S. – Un discorso commerciale...
R. – Sì, un discorso commerciale. Negli altri paesi la Cosa va piuttosto sul "piace o non piace": se il quadro o la scultura piace la comprano, e non è maí un investimento. Poi naturalmente i grandi collezionisti, anche all'estero, fanno il discorso del "valore" di un'opera d' arte; un "valore", però, che rimane in collezione, non è commerciabile.

L'Anno Santo

N.S. – Lei che è lo scultore "ufficiale" di questo "Anno Santo", cosa pensa della politica "artistica" della Chiesa?
R. – La politica "artistica" della Chiesa è conservatrice: prevale sempre il naturalistico e l'immagine "a cartolina postale". Quando è stato aperta, nel museo vaticano, la sala dedicata agli artisti contemporanei, Paolo VI ha detto: "Noi chiediamo scusa a voi artisti se non abbiamo capito... ecc. ecc." Speriamo che con questa frase si apra un qualche spiraglio.
N.S. – La, Chiesa ha paura delle nuove "forme " artisti. che?
R. – Sì, perchè, naturalrnen te, è difficile pretendere che davanti ad una forma astratta, che l'artista dichiara: "Madonna con bambino", il contadino possa inginocchiarsi. Questo è anche un problema di educazione artistica. Poi entra in ballo un credo estetico: l'arte per il popolo. Le idee della Chiesa sono molto vicine alle idee marxiste, a proposito dell' arte: cambiano i contenuti, ma la forma rimane la stessa.
N.S. – Come ha interpretato la realizzazione del martello con cui Paolo VI ha "abbattuto" simbolicamente la porta santa?
R. – Prima di realizzare il martello sono andato in Vaticano e ho preso l'impronta della mano del papa: l'impronta della mano dí Paolo VI forma l'impugnatura del martello. E dato che la porta è stata aperta in nome dei quattro evangelisti Matteo, Luca, Marco e Giovanni, ho inciso sotto la forma del "male er 'ppeggio" che è il nome che viene dato al mar-tello comune a tutti i mura tori romani, i loro simboli.
N.S. – Che differenza c'é tra il pittore e lo scultore?
R. – Il pittore deve operare ín un dato spazio: tela,'carta, muro. Deve creare uno spazio. Mentre lo scultore opera dentro lo spazio, materialmente. Nel quadro bisogna entrare spiritualmente; la scultura si può aggirare.
N.S. – Tot, che consigli può dare ai giovani scultori?
R. – Potrei rispondere così: non mi date consigli, so sbagliare da me.