Ciavatta

(UGO MORETI, Il Poliedro, anno II, No. 8-9, Roma, 01 September, 1965, p. 29.)

— by UGO MORETI

Il quadro di Ciavatta dipinto in una caserma, e stato collocato su un prato, tra due missili, nell'ampio sfondo della Mostra dell'Elettronica all'EUR, e riprodotto su un manifesto e tutti l'hanno visto a Roma e nelle principali cittá, d'Italia, ha illustrato il catalogo della esposizione stessa, é passato per le mani, dinanzi agli occhi, é finito nelle tasche, nei cassetti, negli archivi, nelle pattumiere di centinaia di migliaia di persone. Io vorrei che a qualcuno di essi fosse rimasto nella mente, se non nel cuore. E' un quadro enorme e stupendo: grandi cosi e della stessa forza efficace ne sono stati dipinti pochi, in questi anni. Vedendolo, nella sua spaventosa maesta, si possono fare solo alcuni nomi e netti riferimenti: Cagli, Guttuso, Levi coetanei e compagni di Lamberto Ciavatta, che nella nostra epoca cosi ricca di lirismo e cosi povera d'epopea rappresenta it quarto moschettiere della pittura sociale; trent'anni fa scese da cavallo e prosegui a piedi il lungo cammino dell'arte come disciplina dello spirito, ma soprattutto come missione dell'uomo. Ciavatta é un uomo che conosce it dolore, lo sa sopportare non lo subisce: anzi lo affronta con it determinato coraggio della coscienza e con la volontá di appurarne in ogni sua remota radice le cause, denunciarne fino alle piu lontane ramificazioni gli effetti. Il male piú grande fra tutti quelli che infettano l'uomo e la guerra: misterioso, omicida e suicida, che dell'uomo divora non soltanto la vita, ma gli affetti, i beni, le opere, l'avvenire suo e dei suoi figli, questo male e it primo da combattere, da eliminare. Lo spirito e la came dell'uomo sono dilaniati dalla guerra, i frutti dell'intelligenza e dell'operosita di intere generazioni scompaiono in un nimbo di polvere rovente, l'eros e l’ethos e l'humus sono violentati, calpestati sotto la furibonda cavalcata dell'Apocalisse e ogni piega dell'umanita viene lacerata, it sangue innocente si mescola nelle fetide pozzanghere tra le maeerie con quello dei carnefici, gli oppressori e i liberatori patiscono lo stesso destino di ferite e di terrore, i campi diventano cimiteri, le case tumuli senza lapidi, le donne belle e i figli pieni di gioia in un attimo sono cadaveri ripugnanti, gli uomini ricchi d'ingegno e di volonta si riducono a larve immerse nel liquame della putrefazione, ogni esere umano si trasforma in un cieco demone inferocito dalla paura, pronto ad ogni abiezione per sopravivere, capace di eroici delitti e di supreme viltá nel clima esaltato, assurdo, folle dello sterminio collettivo. La guerra moderna per la facilitá di propagazione in ogni angolo della terra, per Fincommensurabile portata dei danni e delle vittime e un male totale, una mostruosa calamita: ma dall'epoca delle lance e delle pietre in poi ogni soldato che ha lasciato la sua casa e it suo lavoro, la sua famiglia per andare a uccidere uomini sconosciuti al di la del confine della sua terra, a devastare paesi ignoti, in una guerra che fosse di necessita, di conquista, di religione, di liberazione, ogni soldato che ha ucciso o e caduto ha seminato la morte e it dolore negli altri. Ogni guerra ha portato lutto e distruzione nelle case dei vincitori e in quelle dei vinti. Stupri e ruberie, carestie, pestilenze, eccidi, prigionie, torture, martirii, lacrime hanno formato sempre it piedistallo su cui sono stati alzati i gonfaloni del trionfo. Dietro la pill santa delle vittorie hanno marciato la sopraflazione, it meretricio, it fallimento, l'immoralita, le mutilazioni del corpo e le deviazioni dello spirito, la miseria, la mendicita, la vendetta. E chi paga di piú é chi puó né aggredire ne difendersi, chi aspetta impotente i maledetti zoccoli della morte che con il loro glorioso rumore soffocheranno l'estremo grido di pieta, che non sara ascoltato neppure da Dio it giorno di la da venire. Ecco che intende Ciavatta e cosa urla questo quadro, in tutta la sua potenza ammonitrice e profetica: uomini senza memorie guardatevi dalla guerra, dalla morte che freme invisibile e impaziente nel profondo del cielo, sull'orizzonte del mare, in agguato fuori della porta delle vostre case, che vi aspetta al sole e nella notte, nelle foi-be e nei forni e lungo i muri dell'esecuzione, negli antri e nei rifugi, e tra le mani brucianti di ogni vostro simile, nelle parole impazzite di chi vi vuole convincere a sopportarla in nome di ideali it cui fine é l'odio, il cui scopo é l’ambizione di predominio cui e disposto a sacrificare vite e bene a spendere menzogne e promesse di false libertá.